La Commissione UE ha inviato una formale richiesta di informazioni a Snapchat, YouTube, Apple Store e Google Play per conoscere le misure concrete adottate a protezione dei giovani utenti online con particolare riguardo a strumenti a garanzia dell’età, ai sistemi di raccomandazione dei contenuti e alle politiche di download delle app illegali o dannose.
Il Regolamento per i servizi digitali (DSA), infatti, all’articolo 28 prevede espressamente che le piattaforme adottino “misure adeguate e proporzionate per garantire un elevato livello di tutela della vita privata, di sicurezza e di protezione dei minori sul loro servizio”. Misure declinate poi nelle linee guida adottate dalla Commissione europea lo scorso luglio – oggi disponibili anche in italiano – che appunto traducono questi principi in misure operative.
Non è un fulmine a ciel sereno.
Negli ultimi anni l’attenzione alla protezione dei minori online, già di per sé alta, ha certamente visto un significativo incremento di attività normative e regolamentari in Europa e in Italia. Anche alla luce dei (troppo) frequenti e drammatici casi di cronaca.
Su questo fronte Agcom è impegnata in prima linea.
In qualità di Digital Services Coordinator e Autorità garante per le comunicazioni sono state adottate numerose iniziative:
- il parental control sulle SIM dei minorenni;
- il codice di condotta per gli influencer professionisti;
- il regolamento per oscurare video lesivi sui social;
- Il patentino digitale per le scuole.
Ma la sfida ora più attuale è quella della verifica dell’età.
Con le regole introdotte dal DL Caivano, i gestori di siti e piattaforme destinate agli adulti sono ora tenuti a impedire l’accesso ai minori, nel pieno rispetto della privacy.
Si tratta di un richiamo chiaro alla responsabilità delle piattaforme: la libertà di fare impresa non può prescindere dalla tutela della salute e dello sviluppo dei più giovani.
Esigenza, questa, avvertita anche dal Parlamento italiano che sta vagliando proprio in queste settimane diversi disegni e proposte di legge destinati ad aprire un dibattito che non lascerà indifferenti: qual è l’età minima per l’accesso ai social e ai servizi di messaggistica?
In parallelo, la Commissione europea, con il supporto di diversi DSC europei, compresa Agcom, sta lavorando a un’applicazione comune di age verification, in vista del Portafoglio di identità digitale dell’UE, atteso per il 2026.
La direzione è tracciata: proteggere i minori online significa rafforzare la fiducia nell’intero spazio digitale europeo.










